Il cancello di Auschwitz (Arbeit macht frei)
Panoramica
Il cancello principale del campo principale di Auschwitz I conduce a uno dei luoghi più scioccanti della storia dell'Europa moderna. Era così che i commando dei prigionieri marciavano ogni giorno per andare al lavoro.
Il cancello principale del campo Auschwitz I, conduce a uno dei luoghi più scioccanti della storia dell’Europa contemporanea. È qui che i commandi dei prigionieri marciavano ogni giorno per andare ai lavori forzati e poi tornavamo portando con sé colleghi sfiniti, malati e morti per lo sforzo o addirittura assassinati. E ogni giorno alzando lo sguardo vedevano la scritta attaccata al cancello ”Arbeit macht frei“ - Il lavoro rende liberi, suggerendo la possibilità di uscire dal campo grazie a un lavoro onesto e dedicato.
Un simbolo di inferno, ipocrisia e crudeltà
Il cancello di Auschwitz fu realizzato per ordine dei nazisti tedeschi da prigionieri politici polacchi, deportati in uno dei primi trasporti in arrivo da Wiśnicz a cavallo tra il 1940 e il 1941. La scritta, invece, fu realizzata nella bottega del fabbro del campo, dai prigionieri di un commando di fabbro sotto la guida di Jan Liwacz, un maestro del fabbro artistico (numero di campo 1010). A quanto pare, avrebbero dovuto invertire consapevolmente la lettera B, che era una manifestazione di disobbedienza e un atto di resistenza allo slogan proclamato al cancello.
Per i prigionieri tormentati di Auschwitz, il cancello e l’iscrizione apposta su di esso erano un simbolo dell’inferno, dell’ipocrisia e della crudeltà preparata dai criminali nazisti. L’ironia scioccante di questo slogan, anche dopo molti anni, suscitava terrore tra i sopravvissuti al campo di concentramento di Oświęcim.
La scritta ”Arbeit macht frei“, tuttavia, fu utilizzata non solo ad Auschwitz. Per ordine del generale delle SS Theodor Eicke, fu posta anche ai cancelli d’ingresso di molti altri campi tedeschi – Dachau, Gross-Rosen, Sachsenhausen, Theresienstadt, Flossenbürg.
Il furto della scritta
Nel dicembre 2009 è stata rubata la targa con la scritta ”Arbeit Macht Frei”. Dopo diverse decine di ore, le forze dell’ordine sono riuscite a recuperarla e gli autori del furto sono stati arrestati e condannati al carcere. La scritta originale, ritrovata in tre parti, è stata sostituita con una copia durante i lavori di ristrutturazione
Contatto
Państwowe Muzeum Auschwitz-Birkenau
ul. Więźniów Oświęcimia 20
32-603 Oświęcim
33 844 8000
www.auschwitz.org
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È uno slogan ingannevole dei nazisti che significa "Il lavoro rende liberi". Questo slogan era destinato a ingannare i prigionieri e il mondo esterno sulle vere intenzioni dei nazisti.
Questa porta era l'ingresso principale del campo di concentramento di Auschwitz ed è diventata un simbolo dello sfruttamento nazista e dell'eliminazione di milioni di persone.
La porta è stata progettata da Franciszek Gębura, un prigioniero del campo che era ingegnere e artista.
Sì, la porta è originale e si trova nella sua posizione originale.
I ladri sono stati arrestati, processati e condannati a pene detentive.
Sì, il campo di Auschwitz è ora un museo e è possibile visitare il sito, compresa la porta "Arbeit macht frei"
Sì, nel 2009 la porta è stata rubata ma è stata recuperata dalla polizia polacca tre giorni dopo vicino al confine con la Svezia.
I ladri erano tre uomini, tra cui un ex neonazista svedese.
La porta rubata era un simbolo originale della crudeltà nazista e dell'eliminazione di persone ad Auschwitz. Il suo furto ha provocato una grande emozione in Polonia e in tutto il mondo.
Sì, la porta è stata recuperata tre giorni dopo il furto dalla polizia polacca vicino al confine con la Svezia.